Alici al Profumo di sorriso

Qualche tempo fa mi è capitato di fare una gaffe memorabile sui social e tutti sanno ormai che in questa epoca, fare una cosa simile significa onta e biasimo per almeno una settimana.

Poi tutto passa, nel tempo di una giornata di Stories su Instagram, tempo limite a quanto pare ormai di quello riusciamo a ricordare.

Bene.

Prima della tanto paventata catastrofe, sono stata in un locale molto carino qui a Latina -città in cui vivo per studio per chi non lo sapesse – il cui proprietario è conoscente di lunga data di uno dei miei più cari amici.

Insomma siamo andati a mangiare li e mi sono letteralmente innamorata della loro cucina, dei loro vini particolari, di quel tale proprietario così gentile che si è messo a chiacchierare con noi, ma … e in tutte le fantastiche storie d’amore c’è un ma … ero a dieta.

Non che la mia pasta alle zucchine, provola e pancetta fosse stata un toccasana ma nella mia mente prendere le Alici Fritte sarebbe stata una mossa azzardata per il mio peso precario al limite dello sconfinamento nel sovrappeso.

Quindi stoica della mia decisione ho desistito.

Questo tale amico poi portò in questo locale altre persone, facente parte della nostra comitiva e tutti, chi più chi meno sbracciandosi in commenti pindarici, hanno apprezzato tantissimo tali Alici Fritte.

Ebbene alla festa di laurea, settimane dopo la fatidica scoperta e mai quanto mancata occasione, del sempre su citato amico -che per chi ancora non lo avesse capito, ci aveva portato a turno a mangiare in quel locale con la scusa della chiacchierata, per sondare invece se il posto era di nostro gradimento – mi si ripresenta la prelibata occasione di mangiarle.

Sbagliatissimo!

Nel menu fisso, nel localino tanto carino, nel luogo occupato solo da noi come evento privato fino alle sei e mezza del pomeriggio, da che eravamo entrati poco dopo la mezza, le tanto agoniate Alici Fritte non vennero mai portate.

Non erano proprio nel menu per quel giorno.

E quindi ancora mesta dell’avvenimento ho lasciato correre, immergendomi in sei bicchieri di vino rosso e in non ricordo più neanche quanti brindisi.

Be’ settimane dopo decido di andarci nuovamente in quel locale per farlo provare ad una delle mie coinquiline e indovinate un po’ … era chiuso!

Non vi dico le male parole nella mia testa.

Ora fatta questa doverosa premessa, qual è stato l’errore fatto?

Su Instagram ho avuto l’idea di commemorare il mio amico pubblicando una foto di noi due, lui con il parrucchino biondo alla Trump, io con i baffi in coordinato. E fidatevi non è stata una delle foto meglio riuscite.

Però per un amico questo si fa, giusto? Per festeggiare in allegria!

Ebbene il proprietario del locale mette un like alla foto ed io da brava stalker vado sul profilo e metto subito Segui perchè convinta fosse la pagina del locale. Dopotutto c’erano le mie amate Alici Fritte in bella vista tra le prime foto!

Caso vuole che giorni dopo arriva una instagram stories di lui che mi fa capire la mia proverbiale capacità di fare figure tutt’altro che decorose – un giorno vi racconterò anche di quando scambiai un collega, conosciuto il giorno prima, per un addetto al servizio catering di un convegno sull’HIV –

Il profilo non era del locale ma il suo!

Bene, avrà pensato che lo stessi stalkerizzando dopo appena un paio di incontri e sorrisini da lontano.

Bene ma non benissimo.

Ci passo sopra, mi dico che sarà mai, ormai il segui l’ho messo, toglierglo sarebbe come ammettere le mie colpe e tenerlo d’altro canto mi fa apparire come una disperata.

Ma non importa, lo tengo per tenermi almeno un minimo di dignità.

Ieri sono andata in palestra e quindi come buona costumanza vuole, dopo essermi fatta una doccia, alle dieci e mezza di sera trascino una delle mie coinquiline a cena fuori o meglio, una cena a base di Alici Fritte.

Il locale neanche a dirlo era stato occupato per una festa privata.

Santi e Madonne e tutto il creato sono discese dal cielo in quel momento.

Ma si può essere più sfigate?

Per non morire di fame abbiamo deciso di ripiegare sul sushi all you can eat che ci ha chiesto di fare un ordinazione rapida perché stavano chiudendo la cucina.

Ancora bene ma non benissimo.

Poco prima di andare verso l’asiatico e morirci malissimo, con tanto di slacciata di cintura mentre piangevo per la miseria della mia esistenza, dalla porta del fantomatico e ormai odiato locale esce LUI. Colui che pensa di essere stalkerizzato.

E con un sorriso dolcissimo mi dice di ritornare anche se il locale per sta volta era chiuso.

Vi dirò mi si è sciolto il cuore.

Era un sorriso così carino, gli occhi piccoli e azzurri brillavano e per un attimo ho lasciato perdere le Alici Fritte, il freddo di dicembre, i muscoli doloranti e che ancora oggi mi fanno male, i giorni no che sono trascorsi in questi mesi e mi sono fermata su quel sorriso.

La gentilezza è qualcosa di magico che crea un legame anche tra persone che si sono appena scambiate un ciao. Qualcosa che si da sempre per scontato ma che riscalda l’animo di chi lo riceve.

E lo so magari l’ha fatto perché così fa un buon ristoratore per curare la clientela, ma quel sorriso dolce mi ha rasserenato, mi ha fatto sentire gradita, accolta.

Dovremmo imparare tutti quanti ad elargire più sorrisi.

Sono tornata a casa piena di sushi nello stomaco e una mezza luna fatta di labbra nel cuore.

Poi nel letto mi sono ricordata che giusto qualche ora prima tale ragazzo carino aveva ripostato la foto che tempo prima avevo fatto con il mio amico alla sua laurea -quella con i baffi -. E allora mi sono detta : ma vuoi vedere che quello ha pensato che sono andata per lui come una vera stalker che appena vede la sua foto repostata dal tipo che le piace, corre da lui per farsi notare?!

Io ero li solo per quelle dannate, stramaledette Alici Fritte!

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